martedì 27 ottobre 2015

FABTOTUM: la 3D multifunzione

Stampa, fresa e scanner in un colpo solo: la storia di Fabtotum è un successo, italiano, che si è annunciato sul nascere.
Per nutrire il proprio progetto di sistema multifunzione per la produzione personale di oggetti, la società di Tribiano, alle porte di Milano, si è affacciata al mercato con una proposta di crowdfunding su Indiegogo. Lo ha fatto chiedendo 50mila dollari e ottenendone 569mila. A questi vanno aggiunti 430mila euro da un gruppo di angel.
Fatta da 15 persone, metà dedite alla manifattura, metà a progettazione e vendita, la Srl ha a capo dello sviluppo Marco Rizzuto e Giovanni Grieco, dottori in architettura, Andrea Celani e Alfredo Marinucci, ingegneri. Freschi di laurea, si sono messi in testa di realizzare un sistema difabbricazione personale completo di stampante, scanner e fresatrice, con 5 assi a disposizione.
L’idea è piaciuta al mercato. Lo conferma non solo la resa finanziaria del progetto ma anche il fatto che coloro che sono già utenti stanno creando terze parti da aggiungere alla macchina.

La Fabtotum esiste anche in versione rossa e bianca
La Fabtotum esiste anche in versione rossa e bianca
La Fabtotum è un cubo di 36 centimetri, con area di stampa di 24 X 21 x 21, che utilizza PLA e ABS, con una testina che arriva a 230 gradi, e che viene governata da un software con interfaccia Web, via Wifi.
La produzione è iniziata a settembre dello scorso anno e sono già stati prodotti prodotti 250 esemplari, destinati alle donazioni (in ottica crowdfunding, chi finanzia non compra la macchina, ma se la fa donare quando è pronta). Ma se ne vendono quotidianamente, dal momento in cui è terminata la campagna di raccolta fondi, tramite il sito, su cui si può ordinarla a prezzo speciale di 999 euro (iva compresa), mentre lo street price sarà di 1.299 euro.
A Tribiano lavorano alacremente, ma per averla bisogna attendere due mesi. È già stata venduta in 63 paesi. Prevalentemente è stata spedita negli Usa, ma ora cresce il mercato nazionale.
La macchina è fatta al 70% in Italia, la restante componentistica arriva dall’Asia. Le scocche sviluppate con una società di Bergamo che sviluppa per l’automotive.
Nelle idee dei suoi creatori, però, la soluzione deve aderire alla logica low cost e sposare soluzioni tecnologiche semplici. Quindi non ha un display, ma un Linux box interno con memory card da 8 Gb che governa la macchina.La scheda di potenza è derivata da Arduino. La superficie d’appoggio riceve varie testine. Il piatto è ibrido. Lo scanner ha una camera da 5 megapixel.
In ottica commerciale, Fabtotum è già un marchio depositato in USA, è partner Autodesk e ha avviato contatti per la distribuzione in catene del retail.
FONTE: 3DPRINTING

giovedì 14 maggio 2015

C.H.I.P. IL MINI PC DAL MINI PREZZO

Nuova board di sviluppo in arrivo dal costo decisamente "cheap": un prodotto minimale che gli sviluppatori descrivono come un computer ma che somiglia a un parente molto povero di Raspberry Pi
Roma - Una nuova campagna di crowdfunding chiede agli utenti contributi monetari per larealizzazione di CHIP, schedina di sviluppo ARM dal costo più che economico di 9 dollari con velleità da computer e dimensioni più che compatte. Gli sviluppatori chiedevano 50mila dollari per iniziare, dopo poche ore il dnaro raccolto ammonta già a quasi 700mila dollari.
CHIP è "il primo computer da 9 dollari al mondo", annuncia trionfante la presentazione della campagna di raccolta fondi, e per computer nel caso si intende una CPU SoC ARM Allwinner A13 da 1 GHz, 512 Megabyte di RAM, 4 GB di storage, connettività WiFi/Bluetooth, uscita video composita.Con un esborso aggiuntivo di 10 o 15 dollari, gli utenti interessati potranno acquistare un adattatore per connettere la schedina a un display analogico (VGA) o digitale (HDMI). E per chi invece non avesse a disposizione display e periferiche di input (tastiera) esterni, il team propone una sorta di clone particolarmente sgraziato di un vecchio BlackBerry chiamato Pocket Chip.


Pocket Chip costa 49 dollari e include un display da 4,3" (470x272 pixel), tastiera QWERTY fisica e una batteria capace di alimentare il dispositivo per cinque ora di fila. Un autentico affare, in sostanza, per chi è stanco del solito PC x86 o non sa che farsene di Raspberry Pi e prodotti similari.
CHIP sarà in grado di far girare un sistema operativo completo (Debian Linux) con tanto di software di produttività, applicativi e "videogiochi", promettono gli sviluppatori, e le prime unità saranno disponibili a partire da maggio del prossimo anno: anticipando 150 dollari, invece, si potrà avere accesso a una alpha del prodotto già da settembre 2015.

FONTE: PUNTOINFORMATICO

sabato 11 aprile 2015

FATTURAZIONE ELETTRONICA

Da oggi, tutte le Pubbliche Amministrazioni centrali e locali italiane potranno ricevere e pagare esclusivamente fatture elettroniche in formato strutturato e firmate digitalmente. L’obbligo della fatturazione elettronica verso la PA - già obbligatoria dallo scorso 6 giugno per oltre 9.050 enti pubblici della PA centrale, ovvero Ministeri, Presidenza del Consiglio dei Ministri e Avvocatura dello Stato, Agenzie Fiscali, Enti Nazionali di Previdenza e Assistenza sociale, Forze di Polizia ad Ordinamento Civile e Militare, Istituti di Istruzione Statale – a partire dal 31 marzo 2015 viene estesa anche ad altri circa 12.450 enti, ovvero Regioni, Province, Comuni, Università, Enti della Sanità ecc.
Una rivoluzione che coinvolge complessivamente circa 21.500 enti pubblici e 46.076 uffici. Ad oggi, sono circa 2,2 milioni le fatture elettroniche già veicolate dal Sistema di Interscambio, ma si stima che a regime, saranno circa 50 milioni quelle scambiate tra la Pubblica Amministrazione e i suoi circa 100 mila fornitori abituali a cui aggiungono 1,8 milioni di fornitori occasionali, per un valore complessivo dell’acquistato pari a 135 miliardi di euro ogni anno.
L’obbligo di fatturare in modalità elettronica a tutte le PA del nostro Paese non significa solo allegare una qualsiasi file-fattura a una email o a una PEC, invece che spedirla. Significa per i fornitori della PA, produrre un file in formato elettronico strutturato, firmato digitalmente, da conservare a norma in elettronico obbligatoriamente per 10 anni; per le PA, ricevere un XML firmato da integrare nei sistemi contabili e da gestire con Workflow approvativi digitali, per poi portarlo in conservazione digitale a norma per 10 anni.
Tale procedura consente alla Pubblica Amministrazione un risparmio di circa 17 euro per ogni fattura ricevuta: 14 euro a fattura grazie alla riduzione dei costi di manodopera, visti i minori tempi di gestione tra protocollazione, recupero documenti, riconciliazione, approvazione e registrazione; altri 3 euro a fattura grazie all’eliminazione dei costi di gestione e archiviazione. Anche per i fornitori della PA si stimano benefici importanti, compresi tra 6 e 8,5 euro per ogni fattura, nello specifico 4-5 euro a fattura grazie alla riduzione dei costi della manodopera per attività di stampa e imbustamento, relazione con la PA e conservazione, 2-3,5 euro a fattura per la riduzione dei costi riconducibili a materiali consumabili e riduzione dello spazio occupato.
E la fatturazione elettronica è solo l’inizio del percorso. La completa digitalizzazione del ciclo dell’ordine, con la piena integrazione e dematerializzazione dei documenti, porterebbe benefici economici molto superiori: si stima una riduzione del costo del processo compresa tra 25 euro e 65 euro a ciclo, dall’avvio dell’ordine alla chiusura del pagamento.
Complessivamente, l’introduzione della fatturazione elettronica consentirà un beneficio economico di circa 1 miliardo di euro l’anno per la Pubblica Amministrazione italiana, grazie alla riduzione dei costi di esecuzione delle attività, alla migliore accuratezza del processo, alla riduzione degli archivi di documentazione fiscale all’abbattimento dei tempi di esecuzione dei processi. Sono da aggiungere circa 500 milioni di euro di risparmi legati all’aumento di produttività delle imprese che fornitori della PA, per un beneficio economico complessivo pari a 1,5 miliardi di euro. I risparmi però potrebbero crescere fino a 6,5 miliardi di euro l’anno, se da questo primo step si riuscisse a raggiungere la digitalizzazione dell’intero ciclo procure to pay della Pubblica Amministrazione. Arrivando fino a 60 miliardi di euro nell’ipotesi della digitalizzazione completa del Ciclo Ordine-Pagamento di tutte le imprese italiane.
Sono alcuni dei numeri presentati questa mattina dall’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano in occasione del convegno “31 Marzo 2015 - Fatturazione Elettronica: ultima chiamata!” tenutosi a Bologna, presso la sede della Regione Emilia Romagna, un’occasione di confronto tra PA, istituzioni e imprese sull’argomento.

FONTE: LA STAMPA

martedì 24 marzo 2015

12 COSE CHE (FORSE) NON SAI SU WHATSAPP

1. WHATSAPP è stato fondato nel 2009 da Jan Koum: la prima versione fu un mezzo fallimento e Koum voleva abbandonare il progetto, ma il co-fondatore Brian Acton lo convinse a resistere. Aveva ragione: WhatsApp è diventato in pochi anni il servizio di messaggistica più usato al mondo e a febbraio del 2014 è statocomprato da Facebook per 19 miliardi di dollari (di questi, quasi 7 sono andati a Koum).

2. 30 MILIARDI DI MESSAGGI al giorno passano da WhatsApp. Strano ma vero, vi lavorano solo 55 persone (di cui 32 ingegneri).

3. 700 MILIONI DI ISCRITTI ATTIVI, è il patrimonio recordo di WhatsApp a gennaio 2015, più di qualunque altro servizio di messaggistica. Gli ultimi 100 milioni sono arrivati in soli 4 mesi: a ottobre gli utenti erano 600 milioni.

4. L'INDIA È IL PAESE CON PIÙ UTENTI, con 70 milioni di persone comunicano via WhatsApp.

5. QUANTI MESSAGGI HAI INVIATO E RICEVUTO via WhatsApp? Scoprirlo è facile: dalle impostazioni, vai su account e su utilizzo rete: lì è scritto il numero di messaggi scambiati e anche i megabyte di traffico generato dall'avvio del servizio con quell'account.

6. PER NON CONSUMARE traffico dati bisogna disattivare il download automatico delle foto e dei video. È un'opzione delle impostazioni chatleggermete diversa a seconda che lo smartphone sia un iPhone (auto download file multimediali) o un Android (download automatico media). L'opzione si può disattivare o impostare per il download solo con rete wi-fi disponibile.

7. A CHE ORA È STATO LETTO IL MESSAGGIO? Per saperlo bastacliccarci sopra e fare scorrere verso sinistra: appariranno l'ora di consegna e di lettura.

8. SECURITY: DAVID CAMERON HA PROMESSO che se dovesse essere rieletto, a maggio, bloccherà WhatsApp e servizi analoghi, come iMessage e FaceTime, che non possono essere controllati dalle agenzie di intelligence. E WhatsApp ha rischiato anche di essere bloccato in Brasile a causa del rifiuto dell'azienda di collaborare a un'indagine di polizia.

9. PER LA RICERCA SCIENTIFICA: fino a luglio 2014 era possibile donare i messaggi di WhatsApp alle università di Berna, Zurigo e Neuchâtel, per il progetto "What’s up, Switzerland?" sullo studio dei linguaggi utilizzati nei messaggi.

10. TELEFONARE GRATIS CON WHATSAPP, come con Skype. La sperimentazione è partita, ma attenzione perché non è detto che convenga a meno che non avvenga via wi-fi. Se invece si utilizza il traffico dati delle reti cellulari 3G o 4G, potrebbe costare caro.

11. PESCI D'APRILE: c'è una app che permette di creare false conversazioni di WhatsApp... È Whats Fake, e può essere divertente o... pericolosa!

12. KOUM, EMIGRATO NEGLI USA DALL'UCRAINA, ha scelto di firmare l’accordo con Facebook nell’ex edificio dei servizi sociali dove un tempo andava a fare la fila per avere i buoni alimentari. La sua fortuna? Studiare informatica (da autodidatta), essere accolto in una banda di hacker ed essere poi assunto da Yahoo.


FONTE: FOCUS

domenica 15 marzo 2015

DA IBM IL KIT PER CONNETTERE "LE COSE"




L'Internet delle cose diventa 'fai da te'. Arm e Ibm hanno infatti presentato un kit che in pochi minuti consente di avere un oggetto connesso. 'Mmbed IoT Starter Kit', questo il nome, è pensato per chi ''non ha esperienza specifica nello sviluppo Web'', si legge in una nota, ''perché fornisce una piattaforma per imparare e creare prototipi funzionanti''. Il kit contiene due pezzi: una scheda madre e un controller. Via cavo ethernet è il collegamento a internet e a BlueMix, la nuvola di Ibm.

 © ANSA

La scheda madre ha processore Cortex-M4F di Arm, mentre il controller è una scheda con un display Lcd da 128x32 pixel, un joystick, sensore di temperatura, accelerometro e poteziometro. Le due schede si collegano e possono essere connesse a internet via Ethernet e al computer via Usb.
Con il kit, non ancora in vendita, Arm e Ibm puntano a entrare nel promettente mercato dell'internet delle cose. Stando agli analisti di Gartner, nel mondo quest'anno si useranno 4,9 miliardi di oggetti connessi, una cifra destinata a salire a 25 miliardi entro il 2020.

sabato 21 febbraio 2015

NUOVE STRATEGIE SONY

Sony sta prendendo in considerazione l'idea di uscire dal mercato mobile e da quello TV per salvaguardare il futuro della compagnia intera. L'amministratore delegato Kazuo Hirai ha annunciato agli azionisti il nuovo piano di crescita triennale, che prevede il focus su tre divisioni: PlayStation, Sony Pictures e i sensori per smartphone, di cui Apple è uno dei clienti più importanti. Una strategia che dovrebbe portare Sony a generare 500 miliardi di yen (3,7 miliardi di euro) nell'anno fiscale 2017/2018, ma non priva di potenziali crepe.
Ad esempio, la divisione sensori. L'idea che Apple continui a usare fotocamere Sony per i suoi iPhone è affascinante, ma deve scontrarsi con la possibilità che l'azienda di Cupertino passi a un altro fornitore o decida di realizzarli "in-house", da sé. Questa seconda ipotesi, però, è meno scontata perché ci vorrebbero tempo e molti investimenti per raggiungere la stessa qualità degli attuali sensori Sony, usati da molte altre aziende come Xiaomi. Per convincere Tim Cook e soci che Sony sia la scelta giusta, la compagnia deve continuare a rinnovarsi costantemente.

PlayStation è una delle divisioni più floride di Sony. Sin dal lancio a novembre 2013, la console casalinga PlayStation 4 è in vetta alle classifiche di vendita e solo recentemente Xbox One si è dimostrata un avversario alla pari. La società giapponese, sin dall'E3 2013, è riuscita a comunicare in sintonia con gli utenti: una console per giochi e nient'altro. Una manovra di marketing che ha spinto 19,9 milioni di unità ai rivenditori (sell-in), secondo i dati più recenti. Dove il marchio PlayStation, però, vacilla è il mercato mobile, sia inteso come applicazioni per smartphone e tablet che come console portatili. Che PlayStation Vita sia solo una bella piattaforma per i giochi indie (molti dei quali disponibili su PC da più tempo) non è una notizia di oggi né lo è che il 3DS, pur anch'esso con qualche scricchiolio, sia il riferimento per i videogiocatori che vogliono una console da trasporto ricca di contenuti videoludici.
Kazuo Hirai, però, nè è sicuro: si riparte da qui, dai tre business che generano profitti. Per fare ciò, Hirai si è detto pronto a tralasciare sia la divisione mobile che quella TV, in crisi. A precisa domanda di un azionista, il CEO di Sony ha dichiarato che non è "escluso considerare una strategia di uscita". Sony Mobile potrebbe essere ridimensionata o direttamente venduta. Negli ultimi anni, Sony ha commercializzato due top di gamma ogni anno. Una strategia molto costosa alla luce soprattutto di vendite commerciali deludenti sia per i top di gamma, ultimo l'Xperia Z3, che per la fascia bassa. In Europa, la situazione non è "morta".
Secondo i dati di IDC sull'ultimo trimestre del 2014, Sony è il terzo marchio per diffusione, seconda solo a Samsung e Apple e superiore a HTC, LG e Nokia/Microsoft. Detiene il 10,4 per cento del mercato, in leggero calo rispetto al 10,8 per cento del 2013, ma sono aumentati gli smartphone spediti del 2,7 per cento. Numeri che, però, sono insufficienti per puntare tutto sulla divisione Mobile, che genera perdite da molti trimestri a questa parte e non dovrebbe fare diversamente a marzo, quando la società annuncerà i suoi risultati dell'anno fiscale in chiusura.

FONTE: IBTIMES


giovedì 29 gennaio 2015

PASSWORD? 123456

La password più usata nel mondo nel 2014 si conferma '123456', con al secondo posto 'password' e al terzo '12345' che ha scalzato 'qwerty'. Lo afferma, sulla base di circa 3,3 milioni di parole chiave 'hackerate' e poi rese pubbliche, l'azienda specializzata Splashdata.

Nella 'top 25' ci sono poche novità rispetto alla scorsa rilevazione: new entry l'uso di supereroi come Batman e Superman fino alla combinazione, considerata poco sicura, '696969'; 'iloveyou' va fuori dalla classifica.
Come negli anni passati, sottolinea la compagnia, le combinazioni numeriche molto semplici rimangono le preferite dagli utenti, occupando 9 delle prime 25 posizioni.

«La cattiva notizia della mia ricerca è che le password usate quest'anno per la maggior parte sono le stesse utilizzate negli anni precedenti - sottolinea Mark Burnett, uno degli autori -. La buona è che sembra che più utenti stiano evitando di usarle. Nel 2014 le prime 25 password sono state usate dal 2,2% del campione, un numero ancora alto ma comunque il più basso rispetto agli anni recenti».

Intanto, tra i consigli per evitare il furto della propria password c'è quello di usare un antivirus aggiornato sul computer, cambiare frequentemente le password più importanti, fare attenzione a non lasciare il pc incustodito e non protetto se usato in luoghi pubblici o in ufficio, diffidare da chi afferma di poterti entrare nel computer quando vuole, evitare l'opzione "ricorda password" se si utilizza un computer non proprio.

venerdì 16 gennaio 2015

CARTELLONI PUBBLICITARI IN 3D


Stanno per arrivare i cartelloni pubblicitari in 3D, che potrebbero essere sul mercato a partire dal 2016. Questo grazie alla tecnologia descritta sulla rivista Optics Express e messa a punto grazie alla collaborazione fra il Politecnico di Vienna e la start-up austriaca TriLite. Per ora si tratta solo di un prototipo ma i ricercatori si mostrano fiduciosi di poter superare tutte le difficoltà tecniche in breve tempo.
Come riporta l’Ansa, la tecnologia si basa su un sistema di laser orientati in più direzioni in modo ‘capillare’, che permette di creare un effetto tridimensionale visibile senza l’aiuto degli occhiali. Il segreto per creare le pubblicità che ‘bucano’ il cartellone è nel Trixel (3D-Pixel), ossia ‘punti’ costituiti da una luce laser e uno specchietto mobile.

«Lo specchio – ha spiegato Ulrich Schmid, uno dei responsabili del progetto – dirige i raggi laser attraverso il campo visivo, da sinistra a destra, e durante il movimento l’intensità del laser è modulato in modo che diversi laser flash vengono inviati in diverse direzioni».
L’effetto 3D è visibile solo a un certo intervallo di distanze, altrimenti l’immagine risulterà piatta, ma la tridimensionalità è visibile a 360 gradi attorno al pannello e può essere ‘sintonizzata’ a varie distanze. L’effetto è visibile anche in pieno sole e i cartelloni potrebbero visualizzare anche più di un annuncio a seconda dell’angolazione da cui si osserva il cartellone.
FONTE : ENGAGE.IT

venerdì 9 gennaio 2015

HIRIS l'orologio intelligente tutto italiano

La tecnologia italiana piace anche negli Stati Uniti. In particolare alla fiera più importante del pianeta, il Ces di Las Vegas. Molto interesse ha suscitato Hiris, un orologio esagonale che conta i passi, le calorie bruciate, la temperatura e molto altro per migliorare il


proprio stato di salute. E che attraverso un'app può adattarsi alle necessità di chi lo utilizza. A svilupparlo è stata Circle Garage, una start up genovese incubata al'I3P del Politecnico di Torino.
OROLOGIO INTELLIGENTE. Il dispositivo rilascia feedback tattili a seconda delle operazioni per cui è stato impostato e ha applicazioni che vanno dall'uso quotidiano allo sport, dalla riabilitazione 



all'enterteinment. Si è aggiudicato la prima Smart Home Hackathon, competizione fra giovani innovatori sul tema della casa connessa, con una applicazione per collegarsi alla tecnologia di casa: dal controllo della temperatura del termostato all'accensione delle luci attraverso un solo movimento del polso.

FONTE: LETTERA 43

giovedì 1 gennaio 2015

NEO DETECTIVE VIA WEB

Non sempre un assassino viene scoperto e assicurato alla giustizia dalle forze di polizia. A volte, purtroppo, succede anche che a finire in carcere siano degli innocenti. Ma si possono risolvere i crimini e correggere gli errori dei poliziotti che indagano, affidandosi alla “saggezza della folla”? Ne è convinto Colin Heilbut, fondatore di CrowdSolve , una piattaforma che vuole trasformare gli internauti in detective per scovare chi ha commesso delitti.
Un po’ come nella trasmissione “Chi l’ha visto?” che conta sulla partecipazione attiva del pubblico televisivo per far luce su casi irrisolti e su inchieste in corso. In questo programma, i telespettatori sono invitati a dare indicazioni e fare segnalazioni tramite telefono o inviando fax e lettere su fatti di cronaca nera come per l’omicidio di Yara Gambirasio o, più recentemente, del piccolo Loris Andrea.
CrowdSolve chiede, invece, la collaborazione degli utenti web. L’idea prende spunto dal grande successo ottenuto dalla serie radiofonica in podcast “Serial ”. Milioni di americani si sono appassionati a discutere della vicenda di Hae Min Lee, studentessa di un liceo di Baltimora, assassinata nel 1999. Per questo crimine è stato arrestato e condannato il suo ex-ragazzo Adnan Syed che, però, si dichiara innocente.
Colin Helibut pensa che l’interesse di massa dimostrato per “Serial” possa essere sfruttato per aiutare le persone che negli Stati Uniti sono ingiustamente detenute. Secondo Innocence Project , sono circa 40mila, una quota stimabile tra il 2,3-5% dell’attuale popolazione carceraria.

Per potersi occupare di casi controversi è necessario recuperare e acquisire i fascicoli presso l’amministrazione giudiziaria, sostenendo delle spese. CrowdSolve intende raccogliere denaro per poter portare avanti la sua iniziativa e realizzare il suo progetto. Come? Rivolgendosi al popolo della rete attraverso una campagna promossa sul sito di crowdfunding IndieGoGo. Chiunque può contribuire, con piccole o più cospicue somme, a raggiungere l’obiettivo di 50mila dollari entro il 19 gennaio 2015.





Una volta avuti i documenti relativi ad un’indagine di omicidio, ogni utente, iscrivendosi gratis alla piattaforma collaborativa, potrà dedicarsi ad un caso da solo, come un novello Sherlock Holmes, o insieme ad altri membri della comunità per suggerire ipotesi e piste alternative. Questa attività verrà organizzata e moderata consentendo ai partecipanti di giudicare le varie teorie con un sistema di voto interno. 

Tanti piccoli detective online riusciranno a fare chiarezza salvando degli innocenti? O aumenteranno soltanto la confusione? Intanto, siamo certi su quale sarà il primo dossier giudiziario che verrà sottoposto agli utenti di CrowdSolve. E’ quello di Hae Min Lee, naturalmente.

Fonte: LA STAMPA